Il 01 Marzo di quest'anno segna l'inizio del Ramadan 2025. Il Ramadan è un periodo di profonda introspezione e crescita personale, offre una bellezza che trascende le barriere religiose. Anche se non sono musulmano, dirigendo alcune comunità di giovani immigrati, prevalentemente musulmani, ho avuto la fortuna di osservare da vicino le loro vite durante questo mese sacro. Questa esperienza mi ha permesso di comprendere il Ramadan da una prospettiva unica, difficile da comprendere se non la si vive così intensamente.
Il Significato del Ramadan
Il Ramadan commemora il momento in cui, secondo la tradizione islamica, il Corano è stato rivelato al profeta Maometto. Questa rivelazione, conosciuta come Laylat al-Qadr o la Notte del Potere, si crede avvenga in una delle ultime dieci notti dispari del Ramadan. È un mese in cui i musulmani si astengono dal mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali dall'alba al tramonto, rispettando così uno dei Cinque Pilastri dell'Islam. Questo digiuno, noto come Sawm, è visto come un atto di purificazione spirituale e di autocontrollo, progettato per avvicinare i credenti a Dio (Allah) e rafforzare la loro fede.
Oltre agli aspetti visibili e pratici, il Ramadan ha significati esoterici profondi. È un tempo di introspezione e riflessione spirituale, con l'obiettivo di purificare l'anima, sviluppare la pazienza e migliorare la propria morale. Il digiuno è visto come un mezzo per risvegliare la coscienza spirituale e per promuovere la simpatia e la solidarietà con i meno fortunati.
Durante il Ramadan, i musulmani osservano vari rituali che scandiscono le loro giornate. Il Suhoor, il pasto prima dell'alba, è il momento in cui si preparano al digiuno quotidiano. Al tramonto, l'Iftar segna la fine del digiuno, iniziando spesso con il consumo di datteri e acqua, seguendo la pratica del Profeta Maometto. Oltre alle cinque preghiere quotidiane obbligatorie, molti musulmani partecipano alle preghiere notturne note come Tarawih e cercano di recitare o leggere l'intero Corano almeno una volta durante il mese.
Il digiuno non è solo un atto di astensione dal cibo e dalle bevande dall'alba al tramonto, ma anche un'opportunità per purificare il corpo, la mente e l'anima. Questo atto di devozione e riflessione trova paralleli in molte altre tradizioni spirituali.
L'Esperienza Personale
Durante il giorno, nella nostra comunità regnava una calma unica. Di solito, tra i ragazzi – erano pur sempre adolescenti – non mancavano piccoli conflitti, così come qualche tensione con me, il loro punto di riferimento in una terra sconosciuta. Molte di queste difficoltà nascevano dalla frustrazione per la burocrazia complessa o per il repentino cambio delle leggi, che da un giorno all’altro potevano trasformarli da naufraghi accolti a 'pericolosi' clandestini. Eppure, durante il Ramadan, tutto sembrava placarsi: tornavamo a essere solo uomini e donne, uniti da qualcosa di più grande.
Le preghiere dell’imam, trasmesse dai cellulari, diventavano un sottofondo costante nelle nostre giornate. Per loro, il digiuno non era solo una privazione fisica, ma un atto di fede e di resistenza interiore. Alla loro giovane età, avevano già conosciuto violenze indicibili durante il 'viaggio' che li aveva portati qui in Italia e ne affrontavano di nuove ogni giorno. Tuttavia, nei loro cuori ardeva la fiamma del coraggio, una forza silenziosa che li spingeva avanti nonostante tutto.
La Consapevolezza nel Pasto Serale
Il momento dell'Iftar non è solo la fine del digiuno, ma un atto di consapevolezza profonda. Nella tradizione Zen, Thich Nhat Hanh insegna che mangiare è un'esperienza spirituale, un'opportunità per connettersi con il cibo, con chi lo ha prodotto e con la terra da cui proviene. Durante il Ramadan, questo atto assume un significato ancora più intenso.Ogni boccone è il frutto del lavoro di molte mani, della fatica di chi ha seminato, coltivato, raccolto e cucinato. Essere consapevoli di questo processo trasforma il pasto in un rito di gratitudine e presenza. Nell'attesa dell'Iftar, si crea un momento unico di sospensione, in cui il desiderio di nutrirsi si unisce alla riflessione su tutto ciò che ha reso possibile quel pasto.
Un Confronto tra Tradizioni
Il digiuno durante il Ramadan e la ricerca spirituale sono presenti in molte tradizioni religiose. Nella tradizione cristiana, la Quaresima dura circa 40 giorni. Questo periodo culmina nella Pasqua. Nell’ebraismo, lo Yom Kippur è un giorno di digiuno e preghiera dedicato all’espiazione. Nel Buddhismo Theravada, il Vassa è un periodo di ritiro monastico e digiuno che dura tre mesi, seguendo il ritmo delle stagioni.
Tuttavia, il Ramadan si distingue non solo per la sua durata, ma anche per l’intensità della partecipazione collettiva. Ogni giorno di questo mese sacro è caratterizzato da un'immersione spirituale profonda. In molte culture, il digiuno assume un ruolo iniziatico, permettendo ai praticanti di superare i desideri e le distrazioni del corpo e della mente. Attraverso il digiuno, sia durante il Ramadan che in altre tradizioni, si abbraccia uno stile di vita più semplice e centrato, riducendo la dipendenza dai beni materiali e dalle comodità quotidiane.
Il digiuno è spesso utilizzato per sviluppare l'autodisciplina e la resilienza mentale. Durante il digiuno, i praticanti sono incoraggiati a essere consapevoli delle sensazioni fisiche e delle emozioni che emergono. Questo processo porta a una comprensione più profonda del proprio corpo e delle sue esigenze, contribuendo a una maggiore connessione con se stessi e con il momento presente.
Il digiuno giornaliero del Ramadan, così come il digiuno in altre tradizioni, quindi può essere interpretato come una forma di digiuno iniziatico, un percorso di crescita personale e spirituale. Entrambe le pratiche ci invitano a riflettere sulle nostre abitudini, a riscoprire il valore della semplicità e a coltivare una connessione più profonda con noi stessi e con il mondo che ci circonda.
Vivere da vicino questa esperienza è stato qualcosa di indimenticabile: un percorso di crescita personale senza pari. Sebbene la gestione della comunità sia durata solo pochi anni, la ricordo come un periodo straordinariamente intenso, profondamente toccante e, soprattutto, formativo. Ogni giorno era un nuovo capitolo di scoperte e sfide, un viaggio nell'anima che ha lasciato un'impronta indelebile.
Il Mio Augurio
Voglio dedicare un pensiero speciale ai fratelli musulmani, in particolare ai "miei" ragazzi, coloro che hanno vissuto, anche solo per una settimana, l'esperienza di Casa Garibaldi e Crescere Insieme. Auguro loro un mese di pace, benedizioni e crescita spirituale, con la speranza che possano riabbracciare i loro cari, in Italia o altrove, se questo è il loro desiderio. Che il Ramadan sia per ciascuno un momento di serenità, forza e rinnovata fede.
Che sia anche un tempo di pace e speranza per tutti coloro che, ovunque nel mondo, lottano per la dignità, la giustizia e la libertà.
Un pensiero particolare va ai fratelli e alle sorelle palestinesi, a chi inizierà questo sacro mese tra le macerie, privato della propria casa e della sicurezza. Che il mondo non distolga lo sguardo dal loro dolore e che la loro resistenza sia riconosciuta e sostenuta. Possa il Ramadan portare loro, nonostante tutto, un raggio di speranza e la certezza di non essere soli.
Buon Ramadan a tutti!