Da qualche anno studio e pratico lo Zen
e leggendo le esperienze del monaco buddista Thich
Nhat Hanh, mi sono imbattuto nel concetto di "interessere", così come
descritto nel buddismo Zen; scoprendo meravigliosamente, per me di cultura
profondamente scientista, un
sorprendente parallelo nel fenomeno dell'entanglement quantistico, uno dei
principi fondamentali della fisica moderna. Entrambi mettono in luce una verità
universale: la profonda interconnessione che lega ogni cosa nell'universo,
superando i confini di spazio e tempo.
Cos’è l’inter-essere nel
buddismo Zen?
L'interessere ci invita a vedere
il mondo come un sistema unico e interdipendente, dove nulla esiste in
isolamento. L'interessere si basa sull'idea che nulla esiste in modo
indipendente, ma tutto è interconnesso. Ogni cosa dipende da altre per
esistere. Ad esempio, un fiore non può esistere senza il sole, l'acqua, il
terreno e persino l'attenzione di chi lo coltiva. Questo concetto invita a
riconoscere la nostra interdipendenza con il mondo e a vivere in armonia con
esso, questo concetto ci insegna a vedere oltre l'apparente separazione e a
riconoscere che siamo parte di un sistema unico e interdipendente.

Thich Nhat Hanh ha rivoluzionato
il modo in cui comprendiamo e pratichiamo il buddismo, rendendolo accessibile e
pratico per tutti. Il suo insegnamento basato sulla mindfulness
(consapevolezza) e sul vivere nel "qui e ora", ci incoraggia a
coltivare la pace interiore attraverso la meditazione, il respiro consapevole e
l'attenzione alle piccole cose della vita quotidiana; sviluppando, inoltre il
concetto di "Buddismo Impegnato", che unisce la spiritualità
all'impegno sociale e all'azione per il bene comune, cosa questa che, per chi mi conosce, è estremamente importante.
Allo stesso modo, l'entanglement della
fisica quantistica dimostra che due particelle, una volta intrecciate,
rimangono connesse indipendentemente dalla distanza che le separa.
La fisica ci dice che queste
particelle condividono uno stato comune, tanto che una modifica su una di esse
si riflette immediatamente sull'altra. Questo fenomeno quantistico appare quasi
come una dimostrazione scientifica di ciò che la saggezza spirituale orientale aveva
intuito millenni fa.
Nel libro Il Tao della Fisica,
Fritjof Capra scrive: "In questa nuova visione del mondo, gli oggetti
non sono più visti come entità isolate, ma come parti interconnesse di un tutto”. "Il concetto di 'cosa' separata
perde il suo significato in un universo dove tutto è collegato."
Questa
descrizione si allinea perfettamente al principio dell'interessere buddista e dello Zen in particolare, che ci
insegna a vivere con consapevolezza della rete di relazioni che sostengono la
nostra esistenza.
La fisica quantistica, con il
fenomeno dell'entanglement, ha smontato definitivamente la nozione classica di
separazione: ciò che accade a una particella influenza istantaneamente
un'altra, indipendentemente dalla distanza. Questo riflette la stessa
intuizione spirituale che troviamo nelle parole di Thich Nhat Hanh: "Noi
intersiamo. Sei tu in me, e io in te."
Un viaggio personale
attraverso l'interessere
Come sapete amo viaggiare libero
e negli anni attraverso i miei viaggi in Camper/Van, percorrendo migliaia di
chilometri lungo strade che si snodano tra l’Europa e l’Asia, ho avuto la
possibilità di vivere in prima persona il concetto di interessere. Non sono mai
stati solo un viaggio fisico, ma un'esplorazione spirituale e culturale, una
ricerca di esperienze che mi permettessero di immergermi nella rete invisibile
che connette ogni cosa e ogni persona. Ogni chilometro percorso mi ha
insegnato qualcosa sulla natura dell’interconnessione.
Ricordo quando ho
attraversato i paesaggi montuosi del grande Nord, dove il silenzio sembrava
risuonare di storie antiche. In quei momenti, seduto accanto al Van, ho
osservato le nuvole che si rincorrevano sopra le vette, capendo che ogni
elemento – il vento, le montagne, io stesso – facevamo parte di un'unica danza.
Ogni cosa era intimamente legata, e io non ero un semplice osservatore, ma
parte di quello spettacolo.

Un altro momento intenso è stato il
mio incontro orami tre anni fa con Turchia, una terra che mi ha accolto con una
cultura straordinaria e con persone di un’ospitalità unica, sono ormai tre anni che
trasscorro parte dei miei giorni di viaggio in questo Paese ponte tra Europa e
Asia. Quante e quante volte la sera, dopo ore di guida, fermandomi in piccoli villaggi, anziani
signori del posto mi hanno chiamato per offrirmi un bicchiere di çay (the). La prima volta
fu quella più commovente: “Non conoscevo la sua lingua, e lui non conosceva la
mia, ma non ce n'era bisogno. Seduti fianco a fianco, in silenzio, guardavamo
il sole calare dietro le colline”. È stato come una meditazione condivisa:
attraverso gli sguardi, il gesto del tè e il semplice fatto di essere presenti
insieme, ho percepito la connessione profonda che ci legava, nonostante
provenissimo da mondi diversi. In quel momento, ho vissuto l'essenza
dell’interessere, un’esperienza di unità che non aveva bisogno di parole.

Ogni incontro, ogni sguardo, ogni
momento condiviso nei miei viaggi è stato come un nodo in questa rete
invisibile. Dai mercati vivaci della Grecia, dove ho scoperto il cibo locale e
l'energia di chi lo preparava, alle distese silenziose dell'Anatolia, dai
monasteri ortodossi in Georgia e nelle meravigliose cattedrali russe o la
scoperta in Calmucchia e del Tempio buddista di Elista, dove il cielo sembrava abbracciare
l'orizzonte: tutto mi parlava dell’intreccio profondo tra le cose.
Nulla era
isolato. Ogni elemento del viaggio – il Van, le persone incontrate, il
paesaggio. la strada – si intreccia, rispecchiando l'entanglement quantistico di cui
parla la scienza: ovunque vada, mi accorgo che ogni cosa è collegata a
qualcos'altro, in modi a volte evidenti, altre volte nascosti.
Concludendo: l'interessere
come via universale
Come scrive Fritjof Capra: "La
rete della vita non è fatta di parti isolate, ma di relazioni e
interconnessioni." I miei viaggi ne sono la dimostrazione vivente. In questa rete di
connessioni, i momenti di scambio umano assumono sempre un significato
speciale. La condivisione di un pasto, il sorriso di un bambino che gioca in un
villaggio o anche solo il rumore delle foglie mosse dal vento sono esperienze che mi ricordano la presenza
tangibile di questa connessione universale. L'interessere e l'entanglement non
sono concetti astratti, ma realtà che si possono vivere – e, nel mio caso,
guidando lungo strade che sembrano non finire mai.

Ripensando a questi
concetti, sia attraverso l'ottica della fisica quantistica che della
spiritualità Zen, emerge una verità essenziale: nulla esiste da solo. Come
Thich Nhat Hanh ha poeticamente affermato: "Guardando profondamente,
vediamo che non siamo individui separati. Siamo onde dello stesso mare, foglie
dello stesso albero, fiori dello stesso giardino." L'interessere non è
quindi solo una filosofia, ma un invito a riconoscere la nostra interdipendenza
con il mondo e ad agire di conseguenza, con consapevolezza, compassione e
rispetto. È un richiamo a vivere in armonia con le connessioni che ci uniscono
a ogni essere vivente, proprio come l'entanglement ci mostra che le distanze
non sono barriere, ma fili invisibili di un unico tessuto universale.

Sono
tutti momenti che ricordano l'insegnamento fondamentale dello Zen: vivere nel
"qui e ora" e abbracciare la consapevolezza che "noi
intersiamo". È qui che la saggezza spirituale e la scienza trovano un
punto d'incontro, mostrandoci che siamo parte di un'unica, meravigliosa rete di
vita.
Bibliografia:
Thich Nhat Hanh : "Essere Pace" - "Il Miracolo della Presenza Mentale"
Fritjof Capra : "Il Tao della Fisica"