Ci sono parole che risuonano dentro di noi come echi di una verità antica, scomode e luminose allo stesso tempo. Le Cinque Rimembranze sono tra queste. Quando le recito, mi accorgo di quanto la mia mente, così spesso occupata a costruire illusioni di controllo e sicurezza, faccia resistenza. Eppure, è proprio in questa resistenza che si nasconde l’insegnamento.
La pratica delle Cinque Rimembranze è una meditazione zen in sé. Non si tratta di un semplice elenco di verità universali, ma di un processo di trasformazione interiore. Ogni affermazione è una porta che si apre su un abisso, un invito a guardare in faccia la realtà senza paura:
Invecchierò: Non posso sfuggire alla vecchiaia; è parte della mia natura.
Mi ammalerò: Non posso evitare la malattia; è parte della mia natura.
Morirò: Non posso sfuggire alla morte; è parte della mia natura.
Perderò tutto ciò che amo: Tutti gli esseri e le cose che amo sono destinati a trasformarsi e separarsi da me.
Sono l’erede delle mie azioni: Vivo in dipendenza delle mie azioni, buone o cattive, e delle conseguenze che esse portano.
All’inizio, queste parole possono sembrare dure, perfino opprimenti. Ma nel ripeterle, durante la meditazione, qualcosa cambia. L’ansia lascia spazio alla quiete, la paura si scioglie in accettazione. Non è una resa passiva, ma un risveglio alla natura impermanente di tutte le cose. Comprendere l’invecchiamento, la malattia e la morte non significa rassegnarsi, ma vivere pienamente, senza più rimandare ciò che conta davvero.
Le Cinque Rimembranze hanno origini profonde nella tradizione buddista e zen. La loro formulazione si trova nel Sutra delle Contemplazioni del Khuddaka Nikaya, una raccolta di discorsi del Buddha. In questa dottrina, esse sono presentate come un mezzo per coltivare consapevolezza e serenità attraverso la riflessione sulla natura impermanente della vita. Come strumenti di meditazione, queste rimembranze offrono un percorso verso l’accettazione delle verità universali, liberando la mente dall'illusione del controllo.
Come dice Thich Nhat Hanh, celebre maestro zen: "Quando accetti di invecchiare, morire e ammalarti, scopri che la vita diventa più preziosa e viva in ogni istante." Un altro eco di questo insegnamento lo troviamo in Dōgen Zenji, fondatore dello Zen Sōtō: "Studiare il sé è dimenticare il sé. Dimenticare il sé è essere illuminati dalle diecimila cose."
In queste sere sto rileggendo il libro L'Altra Riva del Fiume di Thich Nhat Hanh, e proprio questa lettura ha ispirato tanto tempo fà la mia riflessione e meditazione sulle Cinque Rimembranze. Attraverso le sue parole profonde, si scopre un modo nuovo di stare con la consapevolezza, lasciando che ogni verità universale diventi un invito alla presenza.
Eppure, c'è un monito "profano" che voglio condividere: nella consapevolezza della nostra natura impermanente, diventa evidente quanto sia vano inseguire spasmodicamente il potere, l'acclamazione o il successo ad ogni costo. Ordire trame, tradire e sacrificare la propria integrità per una lotta incessante al dominio è uno spreco del prezioso dono della vita. Alla fine, siamo ciò che siamo: esseri transitori, legati non ai trofei materiali, ma alla qualità delle nostre azioni e alla profondità dei nostri legami. Solo abbracciando questa verità possiamo liberarci dall’illusione che la vita sia una battaglia costante per il potere.
Nel cuore dello zen, la meditazione non è un’astrazione: è un contatto profondo con la realtà così com’è. Le Cinque Rimembranze sono un "koan" vivente, ovvero un enigma zen che sfida il pensiero razionale e invita a una comprensione diretta della realtà. Un richiamo costante a essere presenti, ad abbracciare ogni istante con lucidità e gratitudine. Quando smettiamo di fuggire da queste verità, scopriamo che in esse non c’è sofferenza, ma liberazione.
Riflettere su queste parole è come sedersi in silenzio davanti a uno specchio limpido. Non possiamo sfuggire a ciò che siamo, ma possiamo scegliere come stare con questa consapevolezza. Io scelgo di stare qui, adesso, con la vita che pulsa in ogni istante, sapendo che tutto cambia, e proprio per questo, ogni respiro è un dono prezioso.
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