giovedì 20 marzo 2025

Ripensare l’Europa: oltre il dogma del Manifesto di Ventotene

Il Manifesto di Ventotene, pur nato con l'ambizione di unire l'Europa in una struttura sovranazionale capace di prevenire nuovi conflitti, ha generato, con il passare dei decenni, alcune conseguenze che meriterebbero una riflessione critica. Inizialmente visto come un modello per superare i nazionalismi e promuovere la cooperazione tra i popoli europei, il progetto si è sempre più trasformato in una macchina di integrazione dominata dalle logiche del capitale finanziario.

Uno degli elementi principali del manifesto, ovvero la centralità di una governance "illuminata" sovranazionale, si è tradotto nel tempo in una struttura economica e politica che privilegia gli interessi delle élite economiche a scapito delle istanze popolari. L'Unione Europea, nata sulle fondamenta di quei principi, ha progressivamente abbracciato un modello neoliberista che ha concentrato ricchezza e potere nelle mani di pochi. La moneta unica, per esempio, pur rappresentando uno strumento di coesione, è stata gestita in modo tale da limitare l'autonomia economica degli Stati membri, rendendoli spesso vulnerabili ai mercati finanziari.

Gli effetti di tutto questo sono tangibili: l’austerità imposta in periodi di crisi ha colpito duramente i settori più vulnerabili della popolazione, alimentando disuguaglianze e frustrazione sociale. I cittadini europei, soprattutto nelle nazioni economicamente più fragili, si sono spesso ritrovati a dover sacrificare il loro benessere in nome della stabilità finanziaria, mentre i grandi gruppi di investimento e le istituzioni bancarie hanno tratto profitti significativi.

Il sogno di un’Europa unita come luogo di solidarietà e pace sembra essere rimasto intrappolato in un sistema che, invece, risponde alle regole del mercato piuttosto che a quelle della democrazia partecipativa. Le popolazioni europee, con le loro straordinarie differenze culturali, linguistiche e storiche, hanno spesso vissuto questa integrazione come una forzatura, più orientata a uniformare che a valorizzare la diversità.

Il risultato è un’Europa che appare distante dai suoi cittadini, percepita più come un insieme di meccanismi burocratici e finanziari che come un progetto comune in cui riconoscersi. Le conseguenze del Manifesto di Ventotene, nonostante le intenzioni dei suoi autori, evidenziano l'urgenza di ridefinire il modello di integrazione, mettendo al centro i popoli, le loro culture e i loro diritti, invece di continuare a privilegiare il capitale.

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