Mi sono spesso chiesto se la crisi della politica, la disaffezione dei cittadini verso le istituzioni, l'astensionismo e il crescente populismo non siano, in fondo, riconducibili proprio alla piramide di Maslow. Se guardiamo le nostre società, soprattutto in Europa, ci troviamo di fronte a una situazione paradossale: da una parte, i politici, in particolare quelli di sinistra, sembrano concentrati su temi "elevati", come i diritti civili, l'uguaglianza di genere, e le questioni ambientali. Dall'altra, molti cittadini lottano ogni giorno per soddisfare i loro bisogni primari: sicurezza economica, lavoro stabile, accesso ai servizi di base.
È possibile aspettarsi che le persone si interessino ai bisogni sociali e civili se non riescono a soddisfare quelli fondamentali? La risposta mi sembra piuttosto chiara. Quando le bollette aumentano, il costo della vita sale, e la sicurezza lavorativa è un miraggio, diventa molto più difficile preoccuparsi di temi come i diritti LGBTQ+, l'uguaglianza di genere o la lotta al cambiamento climatico, per quanto essi siano importanti.
"Primum vivere, deinde philosophari": prima vivere, poi filosofare. Questo antico detto latino risuona ancora più forte oggi. Se i bisogni primari non sono soddisfatti, tutto il resto diventa secondario.
L'ascesa del populismo: sintomo di bisogni insoddisfatti
Se analizziamo i movimenti populisti degli ultimi anni, troviamo una caratteristica comune: la promessa di soluzioni semplici e rapide ai problemi immediati. Il populismo trova terreno fertile quando i bisogni primari delle persone – lavoro, sicurezza economica, protezione sociale – non sono soddisfatti. In questi contesti, la politica tradizionale appare lontana, distaccata, incapace di risolvere i problemi quotidiani. E così, cresce l'astensionismo: perché votare, se la politica non risponde ai miei bisogni più urgenti? Perché partecipare, se non mi sento ascoltato?
Il ruolo della sinistra: un cambio di priorità?
La sinistra europea, in particolare, sembra aver perso il contatto con una parte della sua base elettorale. Storicamente legata alla protezione dei lavoratori e alla giustizia sociale, oggi appare più concentrata sui diritti civili e sulle questioni globali. Certo, temi come l'ambiente, i diritti umani e l'uguaglianza di genere sono fondamentali, ma mi chiedo se non stia tralasciando un punto cruciale: i bisogni primari della gente.
Quando manca la sicurezza economica, quando l'istruzione diventa un lusso e i giovani non vedono un futuro stabile, tutto il resto perde peso. Non possiamo ignorare le diseguaglianze economiche crescenti, la precarietà del lavoro e il costo della vita sempre più insostenibile. La sinistra, se vuole riconnettersi con il suo elettorato, deve ritrovare quel focus sulle questioni materiali che l’hanno resa rilevante in passato.
Conclusioni: un futuro incerto e un presente che chiede risposte forti
Viviamo in un’epoca di grande incertezza. Le crisi economiche, il caro vita, la precarietà del lavoro, la difficoltà nel settore dell'istruzione, le guerre in corso: tutti questi fattori si intrecciano e creano un presente difficile da affrontare. La politica deve rispondere con parole chiare e decisioni forti, perché, se non lo farà, vedremo crescere ancora di più il populismo, l'astensionismo e il senso di disillusione verso la democrazia.
Per evitare questo futuro, è necessario partire dalle basi: garantire che i bisogni primari siano soddisfatti. Solo allora potremo davvero costruire una società in cui i diritti civili e sociali possano prosperare. Senza una base solida, la piramide non può reggersi. E questo è un messaggio che la politica di oggi non può più ignorare.
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