lunedì 9 novembre 2015

Ponte sullo Stretto: Un arma per la "distrazione" di massa.



Ancora una volta, con un uso abbastanza “demagogo e populista”, viene ritirato fuori il progetto Ponte di Messina e come al solito si sono aperte le furibonde discussioni sul Si a prescindere e il No a prescindere. Ho più volte espresso la mia, alquanto poco importante, opinione sul Ponte; ovvero la possibilità che questo si faccia e che possa essere realmente un volano per lo sviluppo della zona ma il punto è che al momento ben altre sono le priorità e se ancora queste non vengono risolte la chimera ponte resterà tale, ovvero solo del fumo venduto da abili mercanti del nulla. Ma per farmi/farci un idea sul Ponte sarebbe il caso di approfondire con alcuni numeri e considerazioni.

Oggi in Italia chi vuole da Milano andare a Roma può, volendo, usare il Treno che con la grande velocità in 3 ore lo porta da stazione centrale a stazione centrale. Chi da Palermo volesse fare la stessa cosa deve mettere in conto 14/15 ore di supplizio, già perché mentre l’alta velocità ha raggiunto Napoli e viaggia con una media di 180 Km/h, noi viaggeremmo con una media di 70 km/h, a questo ritardo dovremmo anche aggiungere due ore circa necessarie a smontare il treno in singoli vagoni, entrare questi nel traghetto uscirli e quindi rimontarli, in un gioco estenuante degno della fine dell’800.

Ma anche se il ponte fosse già stato realizzato mancherebbe ancora tutta la dorsale tirrenica non ancora modificata per l’alta velocità e in Sicilia mancherebbe ancora  il secondo binario. Pertanto le due ore recuperate dal ponte servirebbero veramente a poco, solo due ore di risparmio di tempo su 14/15; mi pare che su questo fronte abbiamo poco da aggiungere.
Lo stesso ragionamento vale per chi viaggia in auto, l’attuale stato delle autostrade siciliane e del sud d’italia è talmente pessimo che un ponte, eviterebbe 20 minuti e non credo che possa fare alcuna differenza, per non parlare del trasporto commerciale su gomma, che al contrario bisognerebbe eliminare causa inquinamento e, purtroppo troppo spesso incidenti e che andrebbe quasi obbligatoriamente spostato sulle autostrade del mare, del resto è veramente assurdo pensare che con una Italia tutta porto sia necessario far transitare Tir sulle ns. autostrade. Per non parlare poi dell’impatto ambientale che sicuramente la costruzione di un ponte avrebbe, io non sono catastrofista come tanti, ma non v’è alcun dubbio che qualche problema potrebbe esserci, problema che potrebbe anche  essere facilmente risolto, come lo è stato per altre opere di tale portata in altre parti del mondo.

In realtà chi dice di no  No al Ponte sullo Stretto, a prescindere, dimostra di aver viaggiato poco in Europa. Non ha preso mai il Ponte sull’Oresund, sedici chilometri tra Danimarca e Penisola scandinava, uno delle più grandi opere infrastrutturali del continente che ha visto la costruzione di alcuni isolotti per fare da base ai piloni; altro che impatto ambientale! Non è mai passato nel Tunnel sotto la Manica, impresa capace di rompere la splendida solitudine della Gran Bretagna. E non si è mai divertito a correre in macchina sulla famosa rotta del grande Nord inseguendo l’odore del Mare del Nord. Per non dire del resto del mondo: il Giappone e tutta l’Asia ormai sopravanzano di gran lunga l’Europa sul fronte delle grandi opere. In Turchia i nuovi ponti valgono miliardi di dollari, l’Egitto ha segnato uno spartiacque raddoppiando il Canale di Suez. Insomma le grandi opere infrastrutturali si sono costruite, si continuano a costruire e si continuerà a costruirle e progettarle, fa parte dell’attività e dello sviluppo della civiltà umana senza questa volontà noi saremmo ancora con cavalli e carretti.

In Italia al contrario bisogna fare i conti con il popolo dei No e i suoi  rappresentanti; c’è un intero pezzo di società  snobista e ambientalista che blocca, c’è  una parte della società e della classe dirigente, ostile alle grandi opere, persa dietro la retorica del ‘piccolo ma bello’, non del tutto convinta che sarebbe meglio una grande opera di tante piccole operine, tipo quelle rotonde stradali  sorte nel bel mezzo del nulla che non è chiaro a cosa servano esattamente. Tanto che viene il sospetto che dietro lo snobismo ci sia solo una bella dose di provincialismo.

Ci sono altresi almeno tre buone ragioni per volere il Ponte sullo Stretto. La prima non è una novità, visto che all’epoca ne parlava già il buon Zanardelli, l’Italia oggi è ancora divisa dal punto di vista geografico e geopolitico. C’è il Nord connesso alle grandi reti dei trasporti transeuropee e il Sud, i Sud, separati tra loro e dal resto del Paese. Il Ponte sullo Stretto, insieme all’autostrada Salerno-Reggio, all’alta velocità Napoli-Bari, all’intermodalità stradale ferroviaria aeroportuale, sono la leva per qualsiasi strategia politica che punti alla "unificazione infrastruttuale" dell’Italia, creando un mercato unico nel Mezzogiorno. Convinzione che si rafforza dopo aver letto l’ultimo e impietoso rapporto Svimez sulle condizioni nelle quali versa il Meridione. La seconda ragione attiene invece alla società globalizzata con i suoi processi comunicativi sempre più pervasivi che determinano l’appeal di un Paese, il Ponte comunicherebbe effettivamente qualcosa sull’Italia, sarebbe un simbolo, una icona, un'immagine che avrebbe un ritorno economico.

La terza ed ultima ragione sarebbe di natura prettamente economico sociale e la descrive molto bene Pietro Busetta quando dice che l’eventuale costruzione del ponte cambierebbe la visione del mondo della finanza globale costringendolo a guardare non più solo al Nord del Paese ma anche al Sud. La ricaduta occupazionale della costruzione del ponte si dice sia di circa 40.000 soggetti per tutta la durata e di circa ventimila alla fine, aumentare l’occupazione di 20 mila soggetti in un territorio dove la disoccupazione è al 40% mi sembrerebbe da sola una ottima giustificazione. Non meno secondario sarebbe l’effetto benefico e ambientale sulle due città dello stretto, traffico del tutto sparito, niente più traghetti con motori accesi 24 ore su 24 con andirivieni nello stretto ogni tre minuti e possibilità di aprire lo stretto, senza questo intasamento, sempre più alla crocieristica ed trasporto commerciale. Insomma ad essere contrari dovrebbero essere i tedeschi e gli anglosassoni, perché è evidente che il baricentro della rete viaria si sposterebbe verso il Sud solo per il famoso corridoio Berlino Palermo

Ma ci sono anche le ragioni del No che sono espresse in modo chiaro e sintetico da diverse associazioni tra cui il Fai, WWf, Legambiente etc… e per le associazioni ambientaliste ci sono almeno cinque motivi per “dire no” al Ponte.

ha un costo ingiustificato di 8,5 miliardi di euro;

 non si ripaga con il traffico stimato, visto che le previsioni degli stessi progettisti valutano, a regime, un utilizzo del ponte che si aggirerebbe attorno all'11% della capacità;

 è irrealizzabile dal punto di vista tecnico: si tratterebbe di costruire, in una delle aree a più alto elevato rischio sismico del Mediterraneo, un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza a doppio impalcato stradale e ferroviario, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza (quando allo stato attuale delle conoscenze tecniche il ponte più lungo esistente al mondo con queste caratteristiche è quello del Minami Bisan-Seto in Giappone di 1118 metri di lunghezza);

va ad incidere su un'area ampiamente vincolata per gli straordinari valori paesaggistici e severamente tutelata dall'Unione Europea poiché l'opera ricade interamente nell'area di due ZPS – Zone di Protezione Speciale

Insomma tutte ragioni valide che meriterebbero una risposta ed eventualmente una chiarezza maggiore su alcuni aspetti: i costi reali sarebbero sostenuti tutti dallo Stato?  e se no in quale e quante parte i privati potrebbero intervenire e con quali garanzie per lo Stato, nel caso questi non dovessero trovarlo più economicamente sostenibile. Gli impatti ambientali sono reali o esagerati e se vi sono quali procedure per eliminarli o ridurli drasticamente. Ma il domandone finale è sempre lo stesso il ponte sarebbe sicuro?

Insomma ancora una volta i politici nazionali con forte dose di populismo e demagogia ritirano fuori la questione Ponte sullo Stretto, ancora una volta i cittadini si dividono tra le opposte fazioni e dimenticano di analizzare altri e più stringenti problemi, poi arriva il momento elettorale tutto si ricompatta e il ponte viene relegato nuovamente in un cassetto, pronto ad essere tirato fuori alla bisogna, insomma il ponte come un’arma per la “distrazione “ di massa.

Per chiarezza io sono certamente a favore del Ponte, se non altro per il lavoro che porterebbe e perché le grandi opere di ingegno credo che possano solo far bene alla ns evoluzione, ma questo non prima che si risolvano i grossi problemi di cui sopra, ovvero l’alta velocità che parta da Palermo e raggiunga Milano, le autostrade del sud definitivamente realizzate, i collegamenti interni della ns isola messi in sicurezza e ampliati; insomma dopo un vero e proprio boom di opere pubbliche necessarie ed impellenti, solo dopo a cose fatte si potrebbe e dovrebbe parlare di ponte sullo stretto, senza di queste basi il semplice parlarne resta un mero esercizio vocale utile a lanciare qualche messaggio.

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