lunedì 2 novembre 2015

Expo...finalmente è finita. E ora?

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 L’Expo è finita e finalmente,  le veline dei giornali e dei Tg la smetteranno di magnificare la cabina di regia e tessere le lodi dell’evento epocale.  A ben guardare dietro i proclami trionfali l’Expo si è rivelata quello che temevano tutti i cittadini di buon senso: una riproposizione della Fiera del Mediterraneo (Palermo)  in grande stile ma relativamente al motivo stesso di una Esposizione Mondiale:  un fiasco colossale pagato dai contribuenti italiani, contribuenti  che ricorderanno per molto tempo questa Expo 2015.

Ma vediamo i numeri, pubblicati solo da alcuni giornali e non da tutti, chissà perché e cmq mai smentiti.

I terreni sui cui  sono stati costruiti i padiglioni dell’Expo, terreno inizialmente agricolo, sono stati  pagati ben 7 volte il loro valore di mercato; ma se pensate che a ricevere questi soldi siano stati i proprietari originari siete in errore; infatti il prezzo è lievitato attraverso vari passaggi e intermediazioni, insomma qualcuno solo per aver segnalato i terreni ha guadagnato soldi, parecchi. Fin da subito, a smentire il novello Catone, anzi Cantone, si sono verificati  problemi con gli Appalti e i Subappalti mafiosi – presunti per ora – e commissariamenti di imprese, per questo motivo ci sono stati arresti a non finire, da Frigerio e Greganti ai vertici di Infrastrutture Lombarde; si sono anche accertati gli interessi delle cosche calabresi.

Ma alla fine l’Expo è partita, commissariando a destra e a manca e applicando il nuovo “manuale” che prevedeva non più gare d’appalto pubbliche ma assegnazioni dirette del Commissario alla faccia della trasparenza, un po’ come accadrà a Roma per il Giubileo.

La qualcosa mi ricorda i migliori tempi di Berlusconi e con la “sua” Protezione Civile a gestire tutti gli appalti importanti dell’epoca. Uno degli affidamenti più grossi quello dell’intera ristorazione è stato affidato per esempio a Eataly: ottomila metri quadrati, 20 ristoranti e circa 2,2 milioni di pasti da distribuire, senza gara e a condizioni da amico (ben il 95% dei ricavi restano a Farinetti); del resto si sa che Farinetti è buon amico di quelli che contano e si era fatto strada fornendo ottimi panini nei meeting e nelle riunioni del “dream team".

Ovviamente con tutti i problemi iniziali, arresti e ritardi  e con le incongruenze verificate era necessario un forte investimento nel marketing ed allora ecco spuntare dal nulla  Consulenti di comunicazione, chi del mestiere dice “sconosciuti”, che si aggiudicano appalti per decine di milioni. Per non dimenticare alcuni casi scandalosi come le donazioni da parte di Expo, un esempio che resterà negli annali quello degli 80 mila euro concessi all’associazione “Rinnovamento nello Spirito Santo” per la manifestazione “10 piazze per 10 comandamenti“, è fin troppo evidente il legame con il tema di Expo 2015 “Nutrire il pianeta”.

 Ma veniamo alle spese di questa stupenda e immaginifica Fiera del cibo.

“Le spese di gestione di una macchina come Expo ammontano a 800 milioni di euro. Dagli sponsor abbiamo ottenuto 300 milioni: per raggiungere il pareggio di bilancio è necessario vendere 24 milioni di biglietti”. Queste le affermazioni del Commissario dell’Expo 2015 ma l’altro ieri alla fine della Fiera,  il commissario celebrandone il successo dei 21.5 milioni di biglietti (di cui quanti omaggio, non sapremo mai), ha detto: “21,5 milioni visitatori totali, abbiamo pareggiato i conti  e conquistato il mondo”; delle due l’una hanno fatto male i conti prima o dopo? Per non parlare che per coprire i costi i biglietti dovevano essere venduti a prezzo pieno e invece ne sono stati regalati a iosa o cmq venduti a prezzo speciale, per intenderci mia figlia con tutti i suoi amici sono stati a gironzolare dentro l’expo per due giorni in modo assolutamente gratis,  uno dei genitori aveva biglietti per tutta la famiglia e non credo proprio che li avesse comprati. Del resto alcuni biglietti furono usati anche per il tesseramento del Pd di Milano, per carità nulla di particolare è stato un modo per allettare gli iscritti ma quei biglietti qualcuno li avrà pagati o no?

A cercare nei siti non è che ci sia molta  trasparenza: il bilancio consuntivo 2014 dell’Expo  non è consultabile e quello previsionale 2015 non è ancora pubblicato, anche se si parla di soldi pubblici ma qualche numero i giornali d’inchiesta sono riusciti ad averli e sono questi:

    Biglietti venduti: 21.5 milioni
    Ricavo medio per biglietto: 19 euro
    Ricavo totale biglietti: ca. 410 milioni

Detta così  siamo ben lontani dai 500 milioni auspicati e attenzione perché questi costi  da coprire sono quelli della macchina organizzativa, ovvero della società Expo 2015.

I costi reali dell’Expo che saranno sopportati dal contribuente italiano, i terreni, le infrastrutture logistiche e padiglioni, sono stimati dall’economista Perotti, oggi commissario alla spending review, in circa 14 miliardi di euro.

Per tanto nonostante la  narrativa televisiva sul grande successo di visitatori per coprire questi costi ,  coprire i 14 miliardi,  Expo avrebbe dovuto vendere 360 milioni di biglietti a 39 euro. Una cifra surreale che rende bene, il grande inganno di chi parla di successo di Expo in base a  soli 20 milioni di ingressi, che sono certamente tanti ma nulla rispetto altre Expo di successo:  Shanghai nel 2010 con 73 milioni o quella di Siviglia nel 1992 con 41 milioni di visitatori.

Per non parlare dei 75 milioni di euro che servono per pagare la bonifica dei terreni e che al momento sono oggetto di disputa e poi delle tre autostrade di cui due private e due tangenziali che costruite per l'evento, restano come sfregio al paesaggio inutilizzate già adesso.

A proposito il tema dell'Expo era "nutrire il Pianeta" ma a parte qualche riunione con tanto di passerella e un trattato firmato dai visitatori che vale come il due a briscola e poco altro, non mi pare che il tema sia stato affrontato e men che meno che ci siano state delle proposte serie e fattive. Insomma alla Fao di nutrire il pianeta ne sanno quanto prima, il problema resta quello di chi lo deve e come lo deve fare.

A queste riflessioni manca ancora l’ultimo problema da affrontare ci  sono almeno 1.000 ettari di terreni agricoli cementificati per sempre: una vera cattedrale nel deserto di cui nessuno sa cosa fare, tutti i padiglioni verranno smontati, tranne quello Italiano, compreso l’Albero che resterà lì a futura memoria; un po’ come la Torre Eiffel costruita per l’Expo 1889, ma almeno quella era ed è in città mentre quest’albero si trova a Rho. A proposito dove si trova Rho?

Fonte dati scenarieconomici.it

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