Dopo aver visto la 2^ serie sudcoreana Squid Game, che ha ormai conquistato il pubblico di tutto il mondo, ho iniziato a riflettere sui
significati più profondi nascosti dietro la trama coinvolgente e i giochi
mortali. E' bene dirlo subito, questa serie va ben oltre l’intrattenimento: è una critica aspra alla
società contemporanea e alle sue disuguaglianze.
Ma riflettendo da sociologo, ciò che mi ha colpito di più è stata la psicologia della
disperazione: come le persone possono essere spinte a prendere decisioni
estreme quando non vedono vie d’uscita. I partecipanti al gioco sono individui
emarginati, oppressi economicamente e socialmente, che vedono nel gioco mortale
l’ultima possibilità di riscatto. Questa disperazione riflette dolorosamente la
realtà di molte persone nella nostra società.
Immigrazion: Un parallelo drammatico
Riflettendo su questo tema, non ho potuto fare a meno di
vedere un parallelismo con la situazione dei migranti che, avendo gestito anche comunità, conosco molto bene.
Quanti giovani,
disillusi dalla mancanza di opportunità nei loro paesi d’origine e affascinati
dall’immagine idealizzata dell’Occidente diffusa dai social media, decidono di
intraprendere viaggi rischiosi nella speranza di un futuro migliore? Come i
partecipanti di Squid Game, i migranti sono spinti dalla disperazione e dalla
speranza di cambiare la propria vita, pur sapendo che i rischi sono altissimi.
Attraversare deserti e mari è una vera odissea, affrontata
da molti con la consapevolezza che potrebbero non sopravvivere al viaggio.
Tuttavia, la possibilità di raggiungere l’Europa, vista come una terra di
opportunità, è una ricompensa che giustifica il rischio. Questa realtà
sottolinea le profonde disuguaglianze e l’assenza di speranza che spingono le
persone a compiere scelte disperate.
Squid Game denuncia anche l’illusione della meritocrazia e
la presenza di un’élite che detiene il potere e manipola le masse. I
partecipanti al gioco non sono altro che numeri, sfruttati e disumanizzati per
il divertimento di pochi privilegiati. Questo è un chiaro parallelo con il
mondo reale, dove le opportunità non sono equamente distribuite e le élite
economiche e politiche detengono il controllo, anche nel caso dei migranti è cosi.
A questo proposito, nella serie possiamo scorgere le teorie sociologiche di Karl Marx, Émile Durkheim e Max Weber, che hanno esplorato la disperazione come fenomeno collettivo radicato nelle strutture sociali. Marx, ad esempio, descriveva l'alienazione dei lavoratori, intrappolati in un sistema economico che li escludeva dal senso di realizzazione personale. Durkheim parlava di anomia , una condizione di disorientamento sociale che emerge quando le norme si dissolvono, mentre Weber evidenziava il “disincanto” della modernità, dove la burocrazia e il materialismo soffocano il senso di scopo individuale.
Questi concetti trovano un'eco evidente in Squid Game , dove la disperazione dei partecipanti nasce da condizioni economiche oppressive, dalla perdita di legami sociali e dalla percezione che il sistema sia intrinsecamente ingiusto. I giochi stessi diventano una metafora delle scelte difficili che molte persone sono costrette a compiere nella vita reale, spesso a discapito della loro dignità e umanità.

Guardando Squid Game, ho capito quanto sia importante
riflettere sulle dinamiche sociali che ci circondano. La serie non è solo
un’avventura avvincente, ma anche un potente monito sulle disuguaglianze e le
ingiustizie che permeano la nostra società. È un invito a guardare oltre le
apparenze e a comprendere le cause profonde della disperazione che porta le
persone a compiere scelte estreme.
La psicologia della disperazione, la critica sociale e la
riflessione sulle strutture della nostra società sono temi che Squid Game mette
in luce in modo crudo e realistico. E, mentre guardiamo queste storie sullo
schermo, dovremmo chiederci come possiamo contribuire a costruire una società
più equa e umana.
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