lunedì 10 giugno 2024

Astensionismo Elettorale in Italia, abbiamo toccato il fondo?

Oggi è il giorno dei festeggiamenti: c'è chi è stato rieletto, chi ha salvato il proprio governo e chi la propria segreteria. Eppure, nessuno sembra voler affrontare un tema cruciale: l'astensionismo. In Italia, ormai, siamo a livelli record. Il 51% degli italiani non vota e prima o poi qualcuno dovrà affrontare seriamente questa questione.

L'astensionismo elettorale incide profondamente sulla democrazia italiana, riflettendo una varietà di fattori socio-economici e politici. La partecipazione alle elezioni europee del 2024 ha segnato un minimo storico con una percentuale di affluenza del 49%, evidenziando una tendenza preoccupante all'aumento dell'astensionismo. Ma perché l'italiano non va più a votare?

Per comprendere l'astensionismo, dobbiamo riflettere su diversi aspetti socio-economici e politici. Le aree con maggiori livelli di povertà tendono a mostrare tassi di astensionismo più elevati. Questo dato è particolarmente preoccupante nelle regioni più povere e nei piccoli centri, dove l'affluenza è drasticamente crollata. Se non riesco a immaginare come sarà la mia vita precaria già domani, perché dovrei andare a votare?

Ma l'astensionismo può anche essere visto come una scelta consapevole degli elettori, che partecipano maggiormente a elezioni ritenute più rilevanti per la loro vita quotidiana. Le elezioni europee, in particolare, sono spesso percepite come lontane e le istituzioni europee vengono viste come distanti e poco influenti sul quotidiano degli italiani.

Se guardiamo i dati storici, vediamo un quadro chiaro di questa tendenza astensionista. Nel 1948, le prime elezioni politiche della Repubblica Italiana hanno visto un'affluenza record del 92,2%. Negli anni '70, l'affluenza era ancora elevata, con l'87,7% nel 1976. Tuttavia, a partire dagli anni '90, si è registrato un calo significativo: nel 1992 la partecipazione era del 87,3%, scendendo poi al 81,4% nel 2001. Nel 2013, l'affluenza è ulteriormente diminuita al 75,2%, e nel 2022 ha toccato il 63,9%. Le elezioni europee mostrano un trend simile, con un'affluenza del 69,8% nel 1979 e un calo costante fino al 55,8% nel 2019, per poi arrivare al 49% circa nel 2024.

La crescente disillusione nei confronti delle istituzioni europee e la percezione di un impatto limitato delle decisioni dell'Unione Europea sulla vita quotidiana degli italiani sono tra i fattori che hanno contribuito a questo fenomeno.

Il punto però che non viene colto dai più è che l'astensionismo mette in discussione la legittimità democratica, poiché un Parlamento. europeo o nazionale, eletto da una minoranza di elettori potrebbe non essere visto come rappresentativo dell'intera popolazione. Jean-Jacques Rousseau, nel suo concetto di "volontà generale", sottolineava l'importanza della partecipazione di tutti i cittadini per garantire che le decisioni politiche riflettano realmente la volontà del popolo. Se solo una minoranza della popolazione vota, i governi risultanti potrebbero non essere percepiti come rappresentativi dell'intera comunità, minando la legittimità del sistema democratico. Questo può portare a politiche che non tengono conto delle esigenze di ampie fasce della società, in particolare quelle meno propense a votare. 

Alcuni sociologi, come Robert Putnam, hanno evidenziato che l'astensionismo tende ad essere più alto tra le fasce socio-economicamente svantaggiate della popolazione. Questo crea una disuguaglianza politica, dove le voci delle persone più ricche e istruite sono sovrarappresentate rispetto a quelle dei cittadini meno abbienti. In questo modo, le politiche pubbliche potrebbero favorire ancora di più i gruppi già privilegiati, aggravando le disuguaglianze sociali. 

Ma la partecipazione elettorale è vista anche come un importante e decisivo “atto di cittadinanza”, che rafforza il senso di appartenenza alla comunità politica. Alexis de Tocqueville, nel suo studio sulla democrazia americana, sottolineava che “la partecipazione civica e politica è essenziale per la coesione sociale e la stabilità democratica”. Un alto tasso di astensionismo può quindi portare a un senso di alienazione e frammentazione sociale. I filosofi politici come Hannah Arendt hanno avvertito che la disillusione e la mancanza di partecipazione possono creare terreno fertile per il populismo e la demagogia.

Quando i cittadini si sentono distaccati dalle istituzioni democratiche, possono diventare più suscettibili ai leader carismatici che promettono soluzioni semplici ai problemi complessi, spesso scapito dei valori democratici e dei diritti umani. Mi pare che l’avanzata delle destre in tutta Europa, non sia foriera di buoni presagi. Inoltre l'astensionismo può rendere le elezioni più vulnerabili alla manipolazione da parte di gruppi organizzati. Come sostenuto da studiosi come Giovanni Sartori, una bassa partecipazione elettorale può facilitare il controllo elettorale da parte di minoranze ben organizzate e motivate, compromettendo l'equità del processo democratico. Guardate alcuni big della preferenza in alcune regioni d’Italia.

Cosa fare per contrastare l'astensionismo, è possibile adottare nuove e diverse strategie?

Servono idee e strategie che passano da una forte e necessaria digitalizzazione  e semplificazione del processo elettorale. 

Serve stimolare la crescita economica e aumentare gli investimenti nell'istruzione, creando così una società più consapevole e attiva;  la novità elettorale di quest'anno è stata senza dubbio la possibilità dei giovani fuori sede di poter votare nei luoghi di residenza e si è visto di come questa novità sia stata premiante e coinvolgente.

Ma coinvolgere i cittadini nei processi decisionali e lavorare per conquistare la fiducia dei potenziali elettori è essenziale. Queste possibili e non esaustive soluzioni mirano a rendere il processo elettorale più accessibile e rilevante per i cittadini, incentivando la partecipazione e riducendo l'astensionismo, per garantire che il sistema democratico rimanga forte, rappresentativo e legittimo. Penso anche a qualche forma “premiale” per chi va’ a votare.

Nicolás Gómez Dávila ha acutamente osservato: "Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga." Questa riflessione sottolinea l'importanza di un elettorato informato e attivo, che non si lasci sedurre da promesse elettorali vuote, ma che eserciti il proprio diritto di voto con consapevolezza e discernimento. La democrazia non è solo un diritto, ma una responsabilità. E forse, per riportare gli italiani alle urne, dobbiamo iniziare a ricordarci di questo.


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