domenica 27 giugno 2021

Tutte le volte in cui lo sport si è schierato politicamente

 In questi giorni dai social possiamo appurare almeno due cose: non tutti conoscono: il significato di solidarietà, fatto anche, ma non solo, da esempi simbolici come manifestare in piazza, in uno stadio da soli ed in compagni e molti non conosco i cosiddetti gesti iconici comunicativi e rappresentativi di emozioni, svolti da calciatori, sportivi, personaggi famosi che sono esempi e punti di riferimento per intere generazioni e sempre in molti non conoscono che  la forza di un gesto simile è una scelta di campo a forte simbolismo comunicativo, tant'è che siamo qui a parlarne. Quello che dà fastidio a molti, a livello inconscio, è proprio questo: vedere quel gesto particolare,  che loro non farebbero mai. I gesti iconici sono vecchi quanto il mondo: nel mito religioso cristiano Gesù lavò i piedi, baciò lebbrosi etc... gesti talmente evocativi che ancora oggi la lavanda dei piedi e l'inginocchiamento del Papa è un evento di portata mondiale, ogni anno. Per altro nello sport i casi di gesti iconici rappresentativi sono vecchi quanto lo sport stesso, nel calcio sono migliaia, sono chiamati Far Play e li trovate agevolmente su Google ed appartengono oltre che al calcio, anche all'atletica , al volley alla pallacanestro etc...etc... . Ma anche i gesti cosiddetti "politici" iconici sono sempre stati presenti nello sport fin dall'antica Grecia delle Olimpiadi, tanto per ricordare nel  secolo scorso Jess Owens che nel 1936, unico atleta di colore nelle Olimpiadi razziste di Berlino fù l'unico in tutto lo stadio  a non piegarsi al saluto Nazista e sfidando apertamente il regime; 


oppure nel 1960 il gesto di correre senza scarpe di Bikila 

per protestare contro la colonizzazione europea dell 'Africa a favore dell'indipendenza degli stati africani; 
o nel 1968 il pugno chiuso con il guanto neo alzato segnale iconico delle Pantere nere contro il razzismo, avevano appena ucciso Martin Luther King e Kennedy, 


o nel 2016 il modo irrituale di tenere la bandiera italiana della ns atleta De Francisca per mandare un messaggio contro il terrorismo; etc etc.. in tutti questi casi schiere di benpensanti si sono sempre schierate contro questi gesti con mille giustificazioni che da comunicatore e sociologo potrei definire: 1) non appartenenza (ovvero non mi interessa e della cosa non mi frega un fico secco) quello che il politologo e sociolo Banfield nel 1954 chiamo "familismo amorale"  2) in realtà sono a favore di quei gesti discriminatori ma non posso dirlo quindi dico che lo sport è altra cosa, 3) penso ai fatti miei e gli altri, scusate il francesismo ....si fottano. Ovviamente al contrario c'è chi si inginocchia per lavare i piedi a dei poveri, chi manifesta scendendo in piazza contro ogni abuso e violenza, che sia mafioso, ambientale e/o sociale e che ritiene che ogni gesto, come insegna Mc Luhan, ha un suo profondo significato. Come dico sempre ai miei alunni nella prima lezione di Comunicazione. NON SI PUO' NON COMUNICARE, Paul Watzlawick , primo assioma della Comunicazione, poi ognuno sceglie cosa e come lo vuole comunicare ... Buona domenica

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