mercoledì 4 settembre 2013

Insieme per la pace un pensiero forte contro ogni guerra e violenza.

Il 7 Settembre Francesco, il Papa, ha lanciato una richiesta di coinvolgimento e di partecipazione molto forte, ha lanciato un appello alla libertà di ogni uomo perché non sia più indifferente di fronte ad un grido così grande che proviene dalla Siria e da tutti quei paesi in cui ancora oggi si combatte una guerra. Nelle sue parole  non c'è solo, però, il  giudizio storico che la guerra non può mai risolvere la guerra,  ma l'appello sottolinea anche che, se si vuole veramente il bene di ogni persona, occorre rendersi conto che l’unica vera strada è quella, faticosa, drammatica, del confronto, del dialogo, dell’attenzione vicendevole. Il teologo Paolo Martinelli esprime su questo appello una idea che condivido ed è quella che nel mondo purtroppo esista una diverso approccio alla pace. Ci sono due modi di essere pacifisti e purtroppo ancora oggi  uno ha prevalso sull'altro. E' per  la pace chi mette in discussione se stesso e la propria vita, a partire dalle relazioni e dai rapporti quotidiani, ma c’è una fetta di "pacifisti" che invece ha un approccio esclusivamente ideologico e strategico, si riempie la bocca di “pace”, è in prima linea nelle proteste, oggi, contro l’intervento statunitense in Siria, ma non vive realmente in una dimensione di incontro e dialogo di fratellanza. Sembra cosa da poco in realtà è uno scarto sostanziale, che segna la distanza fra il significato che  Francesco ha voluto dare al suo appello per la pace in Siria. Nelle parole di Francesco si chiede che nella nostra vita quotidiana ci si disponga diversamente nel vivere i rapporti di tutti i giorni, perché se la pace e la riconciliazione non è praticata ogni giorno nel quotidiano,  nella propria famiglia, nei rapporti di lavoro, nelle persone che incontro, allora le richieste universali che derivano da una forte figura come quella del Papa o del Dalai Lama diventano un po’ nominaliste. Ciò significa che devo ripartire da me e dalle mie relazioni per essere promotore di una cultura di incontro e dialogo. C’è una messa in discussione come responsabilità personale, ma nella vita quotidiana. "E’ lì che si vede, dice Martinelli,  se sono per la pace o se sono un ideologo della paceè lì che si capisce se ho la pazienza di creare la pace nella mia vita o se il mio è solo un discorso ideologico e astratto", che paradossalmente diventa anche violento, poiché alla fin fine ogni ideologia e ogni utopia hanno questa caratteristica. Francesco ha chiesto un giorno di digiuno e di preghiera. Io Sabato vivrò questo giorno di digiuno, condividendone l'idea ed il principio, in modo "laico", come penso lui l'abbia inteso. Come un modo per esprimere la partecipazione della propria vita con coloro che sono nel bisogno. È un gesto forte di condivisione, si sperimenta la  rinuncia che diventa solidarietà e vicinanza. Non è uno sciopero della fame, non è semplicemente un gesto strategico, ma è espressione dell’uomo che riconosce più profondamente il suo bisogno. Viviamo in una società intrisa dall'imperativo godimento a tutti i costi, la macchina, il motorino, la pizza, il pub, l'aperitivo, la birretta e mancando solo uno di questi sentiamo la ns vita vuota, come se ci mancasse qualcosa. Il digiuno. questo digiuno,  ci fa ritornare al bisogno originario si tratta di una preghiera reale un bisogno antropologico, ognuno rivolgerà un pensiero forte in difesa della vita e dell'umanità, secondo il proprio credo religioso o laico che sia.  Sabato quindi come dice G. Raffi  "le coscienze libere e tutti i costruttori di speranza metteranno in campo tutte le loro forze positive, mentali e cognitive, affinché chi può e deve possa mettere  in campo ogni soluzione per evitare muri di violenza e di odio che fanno strada solo all'inferno della ragione perché, anche quando sembra irrealizzabile, il dialogo deve sempre prevalere, nell'interesse dell'uomo e della pace tra i popoli".   Saremo costruttori di pace e di speranza se alla divisione quotidiana sapremo mettere un freno e con la forza che da questa deriva costruire un mondo diverso e migliore.

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