Ieri sera è stata approvata dal Consiglio Comunale la Consulta delle Culture che tra le altre cose dovrebbe portare gli stranieri di Palermo ad eleggere i propri rappresentanti e contribuire con suggerimenti ed approfondimenti alla guida di questa città, sopratutto in materia di immigrazione. La Consulta nasce per preciso volere di una Legge regionale, nella quale però, giustamente, parla di consulta degli immigrati extracomunitari. Il motivo è presto detto, gli stranieri residenti a Palermo, comunitari, possono già votare alle amministrative della ns città; possono eleggere il sindaco ed i Consiglieri. Ma allora mi domando e si domandano molte delle associazioni di rappresentanza degli oltre 24000 immigrati di Palermo perché la Consulta, fortemente voluta dall'Assessore Catania, è aperta anche a coloro che già possiedono il diritto di voto? Ed aggiungo io, perché il Consiglio Comunale ha avuto questa fretta ad approvare il regolamento senza sentire la necessità di ascoltare il parere degli immigrati, delle associazioni che li rappresentano che non solo non hanno partecipato a nessun momento di condivisione, ma che anche, nonostante la richiesta di incontri, non sono riusciti a rappresentare le loro perplessità sul regolamento. Nessuno dei consiglieri della prima Commissione Consiliare ha avuto alcun dubbio? La Commissione non aveva il preciso compito di studiare, approfondire, audire e confrontarsi? Erano del tutto convinti che il test, così come presentato, andasse bene e fosse non migliorabile? Per una Giunta che fa della partecipazione e condivisione le sue parole d'ordine, questa non è certamente una bella pagina.
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