domenica 30 giugno 2024

Tra Guénon e Gurdjieff 100 volte Krishnamurti. Analisi semi-seria di tre esoteristi del XX secolo

Molto spesso, negli incontri fraterni mensili dell'associazione iniziatica a cui appartengo, ascolto citazioni e resoconti su questi esoteristi che hanno indubbiamente plasmato il pensiero esoterico del XX secolo. In più di un'occasione ho espresso il mio pensiero ritenendo che tra i due più conosciuti e citati esista una enorme differenza: uno è un conservatore estremo, l'altro è più progressista, ma non in termini politici, bensì prettamente sociologici. 

Tra i due, io continuo però a leggere e studiarne un terzo: Jiddu Krishnamurti. Perché tra i tre è proprio lui che mi sembra il più rivoluzionario, il più moderno e aperto al progresso.

René Guénon: il filosofo ed esoterista francese è noto per le sue profonde analisi sulla tradizione, la metafisica e la spiritualità ed è anche il più letto e citato tra i tre. Tra i tre, è il più conservatore e nostalgico; il suo pensiero si ispira all’età dell’oro perduta e alle tradizioni spirituali antiche, e vede il declino dell’umanità come una deviazione dalla saggezza primordiale. La sua idea portante, l’esistenza di un'età dell'oro perduta, è un concetto che Guénon ha affrontato più volte nei suoi scritti.

L’età dell’oro è un’epoca mitica presente in molte tradizioni culturali, rappresentando un periodo di perfezione, armonia e prosperità in cui gli uomini vivevano in pace, in comunione con la natura e gli dei. Guénon considera questo periodo come un’epoca primordiale dalla quale l’umanità si è allontanata e la sua filosofia mira a ristabilire l’ordine cosmico e a recuperare la conoscenza perduta.

Ma, come dicevo, l’idea di un'età dell’oro primordiale non è un'invenzione di Guénon, ma solo un appropriarsi di miti passati. Già nella mitologia greca, l’età dell’oro era stata la prima era dell’umanità. Durante questo periodo, gli uomini vivevano in armonia con gli dei, senza malattie o conflitti.

Nell’Induismo, poi, l’età dell’oro è chiamata Satya Yuga ed in questa fase la virtù e la verità regnavano e gli esseri umani erano spiritualmente elevati.

Nelle Tradizioni Aborigene Australiane, si parla di un tempo in cui gli spiriti ancestrali camminavano sulla Terra. Questo periodo rappresenta l’età dell’oro, in cui la connessione tra gli esseri umani e la natura era forte.

Nell’alchimia e nella filosofia ermetica, l’età dell’oro è associata alla pietra filosofale, rappresentando la perfezione spirituale e la trasmutazione dell’anima.

In tutte queste tradizioni, l’età dell’oro simboleggia un’epoca di saggezza, armonia e prosperità, spesso perduta ma sempre ricercata.

Ovviamente, proprio per questo suo approccio, Guénon critica la modernità e la sua deriva materialistica e, pertanto, l’età dell’oro perduta diventa un simbolo di ciò che l’umanità dovrebbe recuperare: saggezza, spiritualità e armonia. Tuttavia, non sono per nulla d'accordo con l'idea di Guénon che sia mai esistita un'età dell'oro. Ritengo che si tratti di un mito che tendenzialmente ricalca i rapporti di forza delle antiche società, idealizzando un passato che in realtà perpetuava disuguaglianze e gerarchie sociali.

Georges Ivanovič Gurdjieff, al contrario di Guénon, è stato un uomo di molte sfaccettature: filosofo, scrittore, mistico, compositore e maestro di danze sacre. La sua vita è stata un viaggio attraverso l’Oriente e l’Occidente, un ponte tra culture e tradizioni. Le sue teorie sono un amalgama di influenze, ma che non si riducono a un sincretismo superficiale. Gurdjieff ha cercato l’essenza comune di tutte le religioni e ha sviluppato un metodo per risvegliare la coscienza umana. Gurdjieff inizia la sua analisi affermando che tutti noi viviamo in uno stato di sonnambulismo, agendo meccanicamente senza consapevolezza. La vita ci scorre davanti senza che ce ne accorgiamo. Viviamo senza alcuna riflessione, in modo apatico, cercando una soddisfazione del nostro Sé esclusivamente nei beni materiali.

Gurdjieff identifica tre centri che sono presenti in ognuno di noi: istintivo/motorio, emozionale e intellettuale, tre centri che sono sbilanciati, e propone una diversa via per la consapevolezza e per bilanciarli e sviluppare un centro di equilibrio permanente.

La cosiddetta Quarta Via. In questa via egli definisce sette stadi di sviluppo interiore: I Sette Stadi dell’Uomo:

  1. Uomo n° 1: Dominato dall’istinto.
  2. Uomo n° 2: Guidato dalle emozioni.
  3. Uomo n° 3: La mente razionale prevale.
  4. Uomo n° 4: Inizia la Quarta Via, il lavoro su di sé.
  5. Uomo n° 5: Consapevolezza di sé più profonda.
  6. Uomo n° 6: Coscienza superiore.
  7. Uomo n° 7: Il livello più elevato di consapevolezza.

In pratica, Gurdjieff paragona l’essere umano a una carrozza guidata da un cocchiere addormentato. Questo “gnuri” rappresenta i nostri centri automatici, le reazioni meccaniche che spesso ci dominano. La Quarta Via ci invita a svegliare questa guida trovando il centro di equilibrio permanente, il famoso “centro di gravità permanente” di Franco Battiato, studioso dello stesso Gurdjieff, permettendoci di guidare consapevolmente la nostra vita.

In netta contrapposizione tra i due, Krishnamurti respinge tutte le forme di autorità spirituale e tradizionali; secondo lui, la verità è una terra senza sentieri, accessibile solo attraverso l'esperienza diretta e personale. Questo significa che non dobbiamo affidarci a maestri, guru, libri sacri o istituzioni religiose per trovare la verità.

Krishnamurti pone una forte enfasi sull'osservazione senza giudizio. Egli ci invita a osservare noi stessi e il mondo che ci circonda con una mente chiara e aperta, senza pregiudizi o interpretazioni. Questo tipo di osservazione è il primo passo verso la comprensione profonda e la trasformazione interiore.

In questo percorso personale è necessario avere una libertà psicologica; questo è un concetto centrale negli insegnamenti di Krishnamurti. Egli crede che l'essere umano debba liberarsi da tutte le forme di condizionamento, siano esse culturali, religiose, sociali o psicologiche. Solo attraverso questa liberazione è possibile raggiungere una vera comprensione di sé e del mondo. Per fare questo, Jiddu ci incoraggia a praticare l'autoindagine come strumento per scoprire la verità, ci suggerisce di mettere in discussione continuamente le proprie credenze, paure e desideri per arrivare a una comprensione profonda e autentica di sé stessi.

Krishnamurti sottolinea l'importanza di vivere nel presente, nel "qui e ora"; il passato e il futuro sono mere costruzioni mentali che ci distraggono dalla realtà del momento presente. La consapevolezza del presente è la chiave per una vita piena e autentica.

Non a caso, la meditazione zen e le lezioni di Thich Nhat Hanh sono, per me, (l'ho già scritto parecchie volte) importanti per ogni gesto quotidiano.

Per concludere, Krishnamurti è critico verso tutti i sistemi organizzati di pensiero, siano essi religiosi, filosofici o politici. Egli ritiene che tali sistemi limitino la libertà individuale e impediscano la vera comprensione. Per Krishnamurti, la verità è qualcosa che deve essere scoperta individualmente e non può essere insegnata attraverso dottrine preconfezionate. Come non amarlo?

Il confronto tra René Guénon, Georges Ivanovič Gurdjieff e Jiddu Krishnamurti rivela tre approcci distinti e complementari all’esoterismo del XX secolo. Ogni esoterista ha offerto una prospettiva unica che ha influenzato profondamente il pensiero spirituale e culturale.

Guénon, con la sua enfasi sul recupero delle tradizioni sacre, ha avuto un impatto significativo sui movimenti tradizionalisti, offrendo una critica acuta alla modernità e, per questo, per me, “retrograda” e figlia dei tempi che furono.

Gurdjieff, attraverso la sua Quarta Via, ha creato una metodologia per il risveglio della coscienza che ha ispirato molte scuole e seguaci, integrando pratiche di consapevolezza con il dinamismo della vita moderna. Krishnamurti, rifiutando l’autorità spirituale e le tradizioni, ha influenzato la pedagogia e l'educazione, promuovendo l'autonomia individuale e la consapevolezza.

Guénon ha suggerito pratiche di studio delle tradizioni sacre e meditazione per raggiungere una comprensione spirituale più profonda. Gurdjieff ha introdotto tecniche specifiche come i movimenti sacri e gli esercizi di consapevolezza per il risveglio della coscienza. Krishnamurti ha enfatizzato l'osservazione senza giudizio e la meditazione come strumenti per l'introspezione e l'autoliberazione, sottolineando la necessità di vivere nel presente e di praticare l'autoindagine.

In sintesi, Guénon idealizza un ritorno ad una fantomatica età dell’oro, peraltro mai esistita, e critica la modernità. Gurdjieff cerca un equilibrio tra tradizione e modernità, ma è Krishnamurti che propone una visione radicalmente indipendente e focalizzata sull’esperienza diretta e l’auto-liberazione. Egli incarna pienamente la mia visione: guardare avanti per costruire un futuro migliore, perché, diciamolo, continuare a voltarsi indietro ci fa solo venire il torcicollo!

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